Cortesie per gli ospiti

sabato 27 marzo 2010

The importance of being Spock


Cosa sarebbe Star Trek senza Spock?
Probabilmente come giocare una partita di calcio senza il pallone, quindi inutile.
Un insipido piatto uguale a tanti altri.
Spock è l'uomo che fa la differenza, l'alter ego logico dell'irruenza del Capitano Kirk, la controparte che lo richiama ai rischi, ai pericoli.
Se Spock fosse completamente umano non considerebbe minimante il quello che noi umani chiamiamo "rischio calcolato" oppure il semplice "bluff" pokeristico.
La forza di Spock pero è questa, un universo governato dalla logica al quale ha saputo aggiungere quel pizzico di umanità che gli deriva da una madre terrestre.
E se quasi sempre Spock guarda con distacco al mondo, state certi che la sua lealtà e la sua amicizia avranno sempre la meglio sulla semplice logica arrivando a dare sempre il giusto valore alla persona che ha davanti.
Sia esso un dispettoso medico della flotta spaziale, uno scozzese con la passione della meccanica, un russo a volte impacciato ma sempre in prima linea, un freddo e abile pilota di origini orientali o un ufficiale alle comunicazioni sempre pronta a stabilire il primo contatto e soprattutto davanti ad un coraggioso capitano che non ha paura di andare coraggiosamente dove nessuno è andato prima.

Colonne sonore, 21. Kasabian, Lost souls Forever


giovedì 25 marzo 2010

mercoledì 24 marzo 2010

Squalo


(Richard Kiel - Squalo - 007 La spia che mi amava)

In quasi tutti i film di James Bond c'è il super cattivo, la mente diabolica, l'ideatore del piano per conquistare il mondo.
Attorno a questa figura girano poi cattivi minori, più o meno letali, quelli meno letali non dovrebbero nemmeno alzarsi la mattina dal letto sapendo di dover combattere contro "Bond, James Bond".
Però ci sono anche cattivi che nonostante li si prenda a pugni, calci, pistolettate, sembrano fatti di acciaio!
Bond alla fine riesce sempre ad avere la meglio, con fatica, ma tutti raggiungono l'aldilà.
Solo uno è ancora vivo: Squalo!
Il nome lo prende dalla sua dentatura d'acciaio che è anche, oltre alla sua forza, la sua arma principale per togliere di mezzo gli avversari.
Squalo ha resistito a calci, pugni, pistolettate, distruzioni di basi sottomarine e spaziali.
Brutto all'inverosimile ed altrettanto spietato, sembra una perfetta macchina per uccidere.
Tutti però siamo fatti di carne e sangue e alla fine Squalo non solo si innamora ma aiuta anche Bond, diventando così l'unico cattivo ad essere sopravvissutto all'eroe britannico agitato non mescolato.

martedì 23 marzo 2010

Lauretta Masiero


A sinistra Lauretta Masiero, Le Sorelle Materassi

venerdì 19 marzo 2010

Come in un romanzo di Piero Chiara


Oggi per lavoro sono stato a Rovigo.

Rovigo rappresenta per me una parte di Veneto che non conosco e che i veronesi di città e i veronesi di provincia non hanno mai voluto conoscere veramente, sempre pronti a classificare la zona con un termine poco lusinghiero "il rovigotto".

Rovigo invece non è brutta, è solo semplice, un paesone diventato città oppure una città che assomiglia ad un paese.

Fate voi, poco importa.

Si respira ancora un'aria di giovani che giocano fumose partite a carte, di donne eleganti che camminano consapevoli della loro bellezza, di gambe mostrate condite da falsi sguardi pudici.

Forse se ci fossero ancora le case di tolleranza i giovani che sbirciano dai vetri dei bar le bellezze locali, concluderebbero le loro giornate oziose senza negarsi un giro di giostra.

Rovigo sembra ancora una città nella quale ti levi il cappello per salutare i maggiorenti della città che escono da messa, una città nella quale si respira ancora l'importanza di essere il farmacista, il notaio, l'avvocato , l'imprenditore o il sindaco.
Una città a colori che sembra ancora dentro ad un film in bianco e nero.

Sembra che mille occhi ti guardino dalle finestre ben celati da tendaggi signorili.

Eppure Rovigo sta cambiando, più moderna di quanto si creda, più bella di quanto si dica.

E se l'atmosfera di provincia che si respira è come quella di un romanzo di Piero Chiara, per Rovigo il piatto non piange più.

giovedì 18 marzo 2010

James Cameron, l'arte di avere successo senza originalità


(True Lies)

James Cameron nel suo maggior pregio, fare film che incassano soldi a palate, ha anche il suo grande limite: la mancanza di originalità.
Capiamoci, non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo a fare successo così, però nei suoi film non c'è nulla ma proprio nulla di originale.
Nemmeno Terminator è un'idea nuova, un robot simile (naturalmente con i limiti e con i soldi di allora) lo aveva realizzato il regista Primo Zeglio nel film "4, 3, 2, 1 Morte".
Poi ha preso la trama di "Alien" praticamente pari pari ed ha fatto "Aliens" moltiplicando per mille mostri ed umani sullo schermo.
Abyss è "Incontri ravvicinati del terzo tipo" ambientato sotto il mare, film fondamentalmente servito a sperimentare gli effetti speciali che poi sarebbero divenuti fondamentali in Terminator 2 e Titanic (per il primo vale discorso fatto per "Alien" e per il secondo basta mettere una storia d'amore dentro ad una vicenda ben nota).
True Lies è il remake di un film francese, quindi niente di nuovo sotto il sole.
Arriviamo ad Avatar.
Cos'è Avatar? Un minestrone nel quale Cameron ha messo dentro tutto quello che aveva fatto prima.
Ho tralasciato il primo film di Cameron "Piranha paura", film indecente, anche questo una specie di seconda parte di un soggetto già portato al cinema da Joe Dante.

martedì 16 marzo 2010

Kathryn Bigelow

(Point Break)

Quello che mi piace vedere nei film di uno stesso regista sono gli elementi ricorrenti, fili conduttori adattati alle diverse storie raccontate.
Blue Steel, Point Break e the Hurt Locker sono tre film che parlano di personaggi che incontrano sulla loro strada persone o situazioni completamente differenti da loro e finiscono per rimanerne affascinati o invischiati tanto, come in The Hurt Locker, da non poterne fare più a meno oppure si può anche fare l'amore con l'assassino senza sapere che è proprio lui la persona alla quale si dà la caccia, come Jamie Lee Curtis in Blue Steel.
Così come il Keanu Reeves di Point Break non riesce a non provare amicizia e forse ammirazione per il surfista rapinatore Patrick Schwayze.
Kathryn Bigelow sotto l'apparenza dell'azione riesce a raccontarci quella zona grigia nella quale i ruoli di buono contro cattivo vengono messi in discussione rispetto alla classica narrazione nella quale i buoni non sono mai destinati ad avere punti in comune con i cattivi.
Buoni e cattivi in questi film forse non sono poi così differenti e l'unico modo per lo spettatore per distinguere gli uni dagli altri è una divisa o un ruolo assegnato.

Peter Graves

sabato 13 marzo 2010

John Carpenter e l'assedio


Le storie rappresentate da John Carpenter, originali o rivisitate, hanno un solo tema: l'assedio.
Può essere un distretto di Polizia, una metropoli cinta da altemura, un laboratorio nei ghiacci artici, la propria casa o anche un villaggio di campagna ma qualcosa da fuori o dentro minaccerà sempre i protagonisti.
Un assedio fisico o mentale dal quale si può fuggire ma che vi seguirà anche dove pensate di essere più al sicuro.
E forse l'unica via di scampo sarà proprio cedere alla minaccia.

giovedì 11 marzo 2010

Alice in Wonderland

Molto si è detto, altrettanto si è scritto su questo film.
Spesso anche io mi sono risentito quando al cinema si è deciso di rivisitare storie conosciute, spesso ho storto il naso per certi adattamenti.
Le favole portate sullo schermo da Disney nella nostra infanzia e nella giovinezza dei nostri genitori passavano per forza per il tramite dell'animazione, unico mezzo adatto a rappresentare il fantastico ed essendo rappresentate per la prima volta la fedeltà all'originale era dovuta e sufficente per incantare un pubblico che necessitava di meravigliarsi.
Col passare degli anni, con il moltiplicarsi di modi divedere favole e storie, quello che era un prodotto fruibile solo al cinema è diventato fruibile ovunque, conosciuto da tutti subito.
Il pubblico a partire dai più piccoli, purtroopo almeno secondo me, non è più ingenuo e sognante vuole sempre di più, non basta più la storia per stupire, deve essere adattata ai tempi moderni con tanto di alta definizione, tre dimensioni e grafica computerizzata.
A me il film è piaciuto perché sono andato a vederlo con lo stesso spirito con il quale andai a vedere film come "Il libro della jungla" o "Gli Aristogatti" e cioè lasciandomi affascinare dalle immagini, senza pensare a confronti col passato ma solo godendomi le immagini e il fascino del buio in sala.
Il cinema è fatto di emozioni ed così che io lo guardo