venerdì 19 marzo 2010

Come in un romanzo di Piero Chiara


Oggi per lavoro sono stato a Rovigo.

Rovigo rappresenta per me una parte di Veneto che non conosco e che i veronesi di città e i veronesi di provincia non hanno mai voluto conoscere veramente, sempre pronti a classificare la zona con un termine poco lusinghiero "il rovigotto".

Rovigo invece non è brutta, è solo semplice, un paesone diventato città oppure una città che assomiglia ad un paese.

Fate voi, poco importa.

Si respira ancora un'aria di giovani che giocano fumose partite a carte, di donne eleganti che camminano consapevoli della loro bellezza, di gambe mostrate condite da falsi sguardi pudici.

Forse se ci fossero ancora le case di tolleranza i giovani che sbirciano dai vetri dei bar le bellezze locali, concluderebbero le loro giornate oziose senza negarsi un giro di giostra.

Rovigo sembra ancora una città nella quale ti levi il cappello per salutare i maggiorenti della città che escono da messa, una città nella quale si respira ancora l'importanza di essere il farmacista, il notaio, l'avvocato , l'imprenditore o il sindaco.
Una città a colori che sembra ancora dentro ad un film in bianco e nero.

Sembra che mille occhi ti guardino dalle finestre ben celati da tendaggi signorili.

Eppure Rovigo sta cambiando, più moderna di quanto si creda, più bella di quanto si dica.

E se l'atmosfera di provincia che si respira è come quella di un romanzo di Piero Chiara, per Rovigo il piatto non piange più.

Nessun commento:

Posta un commento